Avv. Federica Natoli
presentazione


CHI SONO E DI COSA MI OCCUPO
Nel 2015 ho conseguito la Laurea magistrale in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano, con una tesi in Diritto Internazionale incentrata su tematiche inerenti la tutela dei diritti umani, dal titolo “Immunità, tortura e diritti umani alla luce della prassi della Corte europea dei diritti dell’uomo”.
Dal 2016 collaboro con l’Avv. Giuseppe Terrasi, occupandomi di diritto penale e di diritto dell’immigrazione.
In particolare, come avvocato penalista mi occupo di reati contro la persona e contro il patrimonio. Tratto anche di reati contro gli animali, nell'ambito dei quali mi avvalgo della collaborazione di enti ed associazioni animaliste.
Rappresento sia soggetti indagati/imputati, liberi o detenuti, sia persone offese dal reato, prestando assistenza legale nell'ambito di tutto l'iter processuale, anche mediante lo svolgimento di indagini difensive.
Per quanto riguarda il diritto dell’immigrazione, fornisco consulenza - anche in lingua inglese e spagnola - relativa a tematiche quali protezione internazionale, espulsioni, cittadinanza italiana, permessi di soggiorno, ricongiungimento familiare, provvedimenti Dublino, diritto penale dell'immigrazione.  In tale ambito, presto anche assistenza nella fase burocratica delle relative procedure.
In qualità di avvocato specializzato in diritto dell'immigrazione, dal 2016 rivesto inoltre il ruolo di consulente legale presso diversi centri di accoglienza per richiedenti asilo della città di Milano.  

PERCHÉ SONO AVVOCATO
Quando qualcuno mi chiede che lavoro faccio, rispondo istintivamente “sono avvocato” e non “faccio l’avvocato”: è questo, secondo me, il senso più vero della professione forense.
Una volta, un grande giurista ha detto: “Certi clienti vanno dall’avvocato a confidargli i loro mali, nell’illusione che, col contagiarne lui, essi ne rimarranno subito guariti: e ne escono sorridenti e leggeri, convinti di aver riconquistato il diritto di dormire tranquilli dal momento che hanno trovato chi si è assunto l’obbligo professionale di passare le sue notti agitate per conto loro”.
Credo che in queste poche parole sia racchiusa la descrizione perfetta del professionista che credo (e spero) di essere: quello che comprende che nessuno si rivolge con leggerezza all’avvocato e che, forse, la prima esigenza di ogni assistito è quella di lasciarsi alle spalle, dietro la porta dello studio legale, il carico emotivo che aveva con sé quando è entrato.
Del resto, in Italia siamo più di 240 mila avvocati e, nella sola Lombardia, più di 40 mila: sono profondamente convinta che tale circostanza imponga, mai come ora, una riflessione sul ripensamento non soltanto della professione forense, ma anche del rapporto tra l'assistito e il “suo” avvocato.
È proprio questa attitudine che ha portato lo studio, che nasce come studio penale e ne conserva la vocazione prevalente, ad ampliare le proprie aree di competenza, per occuparsi anche di una materia complessa e in costante evoluzione quale il diritto dell’immigrazione, specchio dei cambiamenti dei costumi delle società e, in definitiva, cartina al tornasole del nostro grado di umanità.

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